Non importa quante volte ho nuotato in un tratto di fiume, prima di immergermi l’entusiasmo è sempre alle stelle. L’acqua del Ticino è bellissima, e nonostante qui il fiume sia pieno di spot interessanti mi dirigo subito dove la corrente sbatte sulla prismata, è il punto profondo. Lì la corrente si scontra con i grossi massi adagiati sulla sponda e sul fondale, rompendo il suo corso e impazzendo un po’, prima di ritrovare la sua strada verso valle. Immergendomi in piena corrente mi lascio cadere verso il fondale: i flutti della corrente impazzita mi cullano fino ad arrivare nel punto più profondo.

Davanti a me sfilano grosse carpe e cavedani, galleggiano come sospesi tra i giri d’acqua. Poi il fiume riprende la sua corsa e mi porta a valle, all’improvviso un grosso branco di Breme mi passa vicino. Sono tantissime e vanno nella direzione contraria alla mia, rimango allibito.

La Breme è un pesce alloctono, in questo tratto di fiume non le avevo ancora incontrate, anche se per la verità l’anno scorso già le avevo viste un chilometro più giù, trovarle qui non dovrebbe stupirmi. Riesco a fare una foto della coda del branco, poi riemergo, in debito di ossigeno.

Respiro di nuovo, ma sono più triste di quando mi sono immerso e mi sento impotente.